martedì 22 maggio 2012

- La sfida.


La prima volta che mi sono cimentato con una "codifica" avevo poco più di 16 anni.
Con una ragazza quasi coetanea ci eravamo scambiati i rispettivi "diari" giacché seppur non eravamo fidanzati (io ero il ragazzo della sua migliore amica), c'era tra di noi un certo feeling, o per dirla meglio una certa amicizia che contrariamente a quanto affermava Alberto Moravia, POTEVA esistere fra un uomo e una donna. Almeno in teoria.

Fatto sta che io lessi il suo diario tutto d'un fiato e non feci altro che confermare la mia opinione su di lei: una ragazza molto sensibile, che come me amava gli animali ecc ecc ecc.

Se non ché alcune pagine erano state scritte usando caratteri alfabetici maiuscoli che però nel loro insieme formavano parole senza senso.

Era chiaro che si trattava di una scrittura in codice.
C'erano degli spazi fra "le parole", e un po' per curiosità, un po' per sfida con me stesso, cominciai dalle congiunzioni e dalle vocali (necessariamente a fine di ogni parola) e in brevissimo tempo ne trascrissi la codifica che mi consentì di leggere l'intero contenuto di quelle pagine.

Ebbene, nello scambiarci i rispettivi diari, ci eravamo riproposti di scrivere l'uno nel diario dell'altra delle considerazioni proprie come se si fosse trattato del nostro diario.

E ce le scrivemmo.
Io scrissi due lunghe pagine carinissime nel suo e lei una pagina e mezza nel mio.

Solo che le pagine che le scrissi io gliele scrissi nello stesso codice che aveva adoperato lei.
Per concludere le suggerivo di "migliorare" quella codifica aggiungendo almeno un elemento di disturbo che mi permisi di suggerirle, per esempio, di usare al posto della lettera di base la lettera successiva presente nell'alfabeto, non solo, ma di spostarsi avanti di tante posizioni quante erano le posizioni che la lettera occupava all'interno della parola.
E così il mio nome VITO divenne ZMZS.

Ovvero:
Data la sequenza alfabetica:
A-B-C-D-E-F-G-H-I-L-M-N-O-P-Q-R-S-T-U-V-Z

Il mio nome sarà:
V - I - T - O
1 - 2 - 3 - 4

V+1 = Z
I +2 = M
T+3 = Z
O+4 = S

Facile no?

Certo, è una codifica facile per una "mente allenata", però da quella volta in avanti nessuno dei ragazzi o delle ragazze avrebbero potuto "tradurla" facilmente.

Negli anni successivi mi è capitato di imbattermi in codifiche più o meno complesse ma dove tutta la loro "sicurezza" era legata ai "lunghissimi tempi necessari" per poterle decifrare.

Fu così che un po' per gioco, un po' per sfida fra noi stessi, agli inizi degli anni '90 ci siamo messi con mio figlio a "giocare" a inventare una codifica che potesse definirsi SICURA!!!
E soprattutto al sicuro da successive macchine (e processori) che prevedevamo sarebbero state sempre più veloci in futuro e che quindi entro una decina d'anni avrebbero impiegato pochi secondi a decifrare una codifica che magari a quel tempo richiedeva centinaia di anni di tempo macchina.

Non solo ma la cosa che ci siamo detti da subito è stata:

E' perfettamente inutile annidare del codice complesso affidando la sicurezza alla sua complessità, anzi... dobbiamo costruire qualcosa che sia "aperto" e che nessuno, nemmeno noi che l'abbiamo ideato sia in grado di "sgamarlo".

Ecco la sfida di xxxxxx!!!
Contattateci per ulteriori info.
...e buon divertimento.